Luce stellare. Per una risemantizzazione urbana in piazza S. Lucia a Siracusa

Di Ornella Fazzina

01 Luglio 2010

Progetto d'intervento. Luce stellare, 1987. Piazza Santa Lucia, Siracusa

Negli anni settanta la riflessione critica e storica sulla definizione di scultura ha posto questa su un piano di radicale discussione, ed è dal dopoguerra che si è registrato un cambiamento dello statuto estetico e artistico che la connotava in precedenza.
Si assiste, infatti, con l'inizio della modernità, a slittamenti semantici e a metodologie e criteri di analisi differenti rispetto a quelli del passato che rivendicano distanza formale e autonomia, caratterizzanti anche la situazione contemporanea, quale conseguenza delle esperienze dei post-minimalisti i quali sperimentando un modello alternativo che affrontava i prodotti delle varie arti con uno spirito di apertura e di confronto, contribuiranno all'apporto teorico delle tante riflessioni sul tema.
I risvolti inediti nella scultura, così come in altri ambiti artistici, hanno permesso oggi di modificare i principi base di unicità, originalità, totale coscienza del processo di creazione e di espressione, ampliando il campo della scultura grazie alla pratica individuale dell'artista e del mezzo che egli utilizza.
I lavori di Paolo Scirpa rientrano in questa logica “allargata” che fa propria la teoria filosofica post-strutturalista di lacaniana memoria che evita la fissità della forma nel suo manifestarsi, dando vita in “Luce stellare” a un movimento continuo di convergenze e divergenze delle strutture specchianti, chiusura e apertura, pulsazioni ed espansioni, consentendo all'occhio di indugiare su superfìci lucide che riflettono lo sguardo, lo spazio circostante, in una amplificazione visiva dove la luce, protagonista assoluta, plasma le forme rallentando o accellerando il ritmo visivo.
Percezioni varie dovute alla plasticità della luce offrono la possibilità di guardare oltre, di sviluppare maggiori capacità sensoriali e di tracciare linee pluridirezionali in un contesto di alta valenza storica, ridisegnando un nuovo percorso visivo e mentale: una risemantizzazione di un brano urbano, di una piazza dal forte carattere segnato dal passaggio della storia. Una nuova lettura che lega questa idea di progetto con elementi e architetture del passato, in un itinerario religioso che si snoda tra le catacombe del II e III secolo d.C., la chiesa di epoca bizantina e rifatta nel XIII secolo (la quale ospita il “Seppellimento di S.Lucia” del Caravaggio) e la cappella del Sepolcro del 1627 dove venne sepolta la vergine siracusana dopo il martirio, così come vuole la tradizione popolare.
Conoscenza, abilità e pieno controllo della tecnica sono peculiarità di Scirpa che riduce e piega il materiale a una sua precisa e complessa idea che tende a una semplicità volumetrica, animata da una luce vibrante, frammentata, che dispiega i corpi nello spazio. Geometrie di luce generano un dialogo intriso di sacralità con il luogo e ridisegnano al fruitore uno spazio in cui l’opera interagisce con l’ambiente che viene reinterpretato da diverse prospettive.
Pulizia e calcolo sono atti del pensiero inteso come possibilità di esplorare la materia inerte che improvvisamente si anima di vitalità, come se le superfici possedessero una vita propria, divenendo immagini della trasformazione e della variazione non appena si sposta, di volta in volta, il punto di vista.
Superata l'opposizione tra arte del tempo e arte dello spazio, divenuta negli anni '30 uno dei principali criteri per valutare la scultura, e stabilito che i corpi esistono non solo nello spazio ma anche nel tempo, uno degli aspetti più interessanti della scultura moderna e contemporanea risiede nel fatto che una forma contiene l'esperienza del suo opposto ponendosi tra l'immobilità e il movimento, tra un tempo bloccato e un tempo che scorre. Tale punto di congiunzione provoca una tensione dalla quale scaturisce tutta la sensibilità di un'epoca che Scirpa traduce in rigore e sintesi formale portando avanti, nel contempo, una problematica indagine e critica sull’esistente.
Siracusa, luglio 2010