Espansione+traslazione a luci intermittenti, 1980. Legno+acciaio inox+neon colorati+specchi, 35x35x35 cm+base. Civica Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea, Ferrara
L’arte di Paolo Scirpa, razionale ed in armonia con il moderno mondo tecnologico, ci offre un rapporto. Inizia con il verificare il nostro comportamento nel vederci restituita la nostra immagine speculare arricchita del contesto del “tutto” tecnologico che ormai invade la nostra quotidianità.
Ingarbugliata tra tubi de neon, essa vive desiderio di rinnovare, o per lo meno verificare, lo spazio vitale che ci rimane.
Il gioco degli specchi proietta nell’infinito del rapporto costitutivo spazio/tempo, un razionale ma armonico movimento di neon luminosi, che convergono in un unico punto, che sta al fruitore identificare quale il tutto o il nulla. Il richiamo ai valori del costruttivismo sono espliciti. “ Spazio e tempo sono le uniche forme su cui la vita è costruita e su ciò deve quindi essere edificata l’arte” (Naum Gabo – Antoine Pevsner dal manifesto del realismo 1920).
Quindi rifacendosi direttamente a tale lezione Scirpa non misura il suo lavoro “con il metro della bellezza” e non lo valuta “con il peso della tenerezza e dei sentimenti”. Il colore scompare quale “impressione esteriore e superficiale, accidente che non ha niente in comune con l’essenza più intima dell’oggetto”. Scompare la linea in quanto valore descrittivo perché “ la descrizione è un segno umano accidentale sulle cose…”. La finzione non ha più motivo di esistere perché la vita non conosce finzioni.
E se provassimo ad entrarci dentro ai macro-tunnel di Scirpa? Dove ci porterebbero questi segni proiettati nell’iperspazio e dove flash della memoria e riflessioni, analisi e sensazioni, si accavallano, bisticciano, si fondono?
Una prima conclusione, forse scontata e banale: le molteplici sensazioni provate, offerteci da Scirpa con carica di espressionista istintivo, testimoniano che siamo. Poi ancora, il rapporto macchina – natura, sentimento – tecnologia. E comportamento e riflessione si fondono in un’unica globale sensazione, la cui ultima ci avverte che basterà un attimo per dimenticare (nuovamente). Fagocitati dalla quotidianità continueremo a vivere tra le macchine, rischiando di meccanizzarci anche noi. Eppure le scatole meccaniche, contenenti specchi e neon, ci avvertono, provando la nostra potenziale disponibilità ricettiva.
Vi è chiaramente intenzione didattica nel presentare l’opera quale dato contemporaneo. Il fruitore viene messo dinnanzi a nuove entità culturali che tentano di offrire una consapevolezza tramite i nuovi dati che toccano la percezione visiva. L’intendere estetico non si lega più alla prassi della interpretazione, ma a visualizzazioni legate prima solo alle discipline scientifiche.
Nonostante i dati offerti al fruitore siano “oggettivi” (in quanto costituiscono la realtà tecnologica), essi stimolano il nostro essere “soggettivo”, invitandoci a delle riflessioni. In questo senso le macro-scatole di Scirpa hanno funzione didattica, il fruitore diventa co-autore, in quanto la lettura di questi lavori ne crea una parte.
Nel contempo, “oggettivo” e “soggettivo” non hanno valore per Scirpa, che rifacendosi direttamente a Kazimir Malevic (quindi anche al suprematismo), crede principalmente nella “sensibilità” quale tramite per la rappresentazione artistica. L’uso di oggetti e della rappresentazione di essi è quindi superfluo. Il dato principale è dunque la sensibilità, che diventa dunque la chiave fondamentale per una corretta lettura di questi lavori, che non vanno analizzati “ sulla base della virtuosità della rappresentazione oggettiva, cioè della vivacità dell’illusione”, altrimenti “ non si potrà mai arrivare al piacere di fondersi col vero contenuto di un’opera d’arte” (Malevic)
Perché Paolo Scirpa non usa i mezzi tradizionali dell’arte? La risposta ce la forniscono le stesse scatole d’acciaio, cartine al tornasole della nostra era, che fornisce nuovi mezzi. Non è la legge del più forte, bensì quella del più pratico. Invece di urlare si usa il megafono. La fotografia poi, costituisce da tempo un nuovo mezzo fondamentale per ottenere immagini che non necessitano più di tele e pennelli.
Questo artista esprime il suo tempo. Tramite i neon ci offre il segno-luce tipico della civiltà tecnologica e consumistica, che li adopera per colpire la nostra memoria con piatte e fredde insegne pubblicitarie. Eppure, se i neon hanno tanta influenza sulla nostra psiche non è solo perché validi persuasori occulti, anch’essi frutto del nostro progresso, ne dispongono particolari combinazioni, bensì perché il neon, nonostante la propria freddezza tecnica, contiene in sé una potenzialità poetica notevole. Basta saper vedere.
La sensibilità di Paolo Scirpa è toccata dal problema del domani. Cosa avverrà Riusciremo a controllare ed eventualmente correggere l’iter delle evoluzioni/involuzioni che operiamo/subiamo? Le costruzioni meccaniche in cui sbizzarrisce notevole creatività usate quale stimolo, ripropongono al fruitore questa sua problematica, ben lontano però dal voler offrire un’etica che porti alla salvezza.
La macchina quale accelerazione del divenire (in senso futurista) è valida, ma pericolosa. Rischiamo di perderci in essa, disintegrando la nostra essenza materiale e spirituale. Scirpa crede nell’anima e la difende.
Siracusa, dicembre 1977