Pozzo-Espansione curva+traslazione, 1985/2008. Legno+neon bianco e rosa+specchi, 44x107x107 cm
Mentre l’ingegneria genetica è notevolmente progredita nello studio dei segnali che identificano l’inizio e il termine dei geni sul nastro del materiale genetico, permettendo nuove ipotesi sui fenomeni di regolazione della funzione dei geni, almeno nei microrganismi, il cinevisualismo plastico di tendenza minimale-cromosegnaletica sembrava essersi assestato su posizioni di stasi operativa.
quasi una accademia della visualità strutturata per una corrente della plasticità inoggettiva che aveva preteso di realizzare la sintesi di arte-scienza-tecnica.
in questi ultimi anni l’operatività plastica di ricerca, nell’ambito del dinamismo inoggettivo, reale o virtuale, ha segnato il passo oppure effettuato evoluzioni apparenti per non aver compiutamente assimilato, traducendole in termini deestetici, tecnologie avanzate utilizzate senza approfondirne le possibilità: computatore elettronico, laser, colori fluido-incoerenti, sistemi catottrici.
i recenti lavori di paolo scirpa ci permettono di accertare un valido contributo italiano al rinnovamento delle problematiche cinevisuali internazionali.
bisogna essere attenti a scoprire tutte le nuove proprietà dei materiali prima di introdurli nel consumismo culturale e determinare quale potrebbe essere il rapporto tra effetto ed evento che il nuovo organismo plastico assumerà nel contesto delle condizioni estetiche preesistenti.
scirpa ha individuato possibilità nuove in tecniche recenti e ha effettuato questo controllo.
con la dovuta attenzione non vi è, quindi, ragione per non considerare di grande beneficio l’utilizzo di materiale e di tecniche più efficienti per la genesi di idee nuove della comunicazione luciplastica inoggettiva, della sperimentalità estetica anaspaziale
pionieri di tale metodica, come prassi e teoria della luce al neon in funzione applicata e della videoplasticità totale, furono due futuristi: giovanni jacopozzi, cantato da paolo buzzi ancora nel 1914 e il teatrante-pittore luigi de amicis che nel 1926, sulle pagine dei quaderni torinesi di “vetrina futurista I”, scriveva: “ … noi dobbiamo creare una architettura luminosa colle incandescenze delle lampade, coi colori brillanti dei tubi luminosi, coi fasci penetranti dei proiettori….”.
né la pratica di jacopozzi, misconosciuto pioniere della progettazione grafico – pubblicitaria al neon di pertinenza strutturalista, né le praticabili teorie di de amicis avevano, però, offerto contributi analizzabili a livello di linguaggio compiutamente ideato, come invece è stato possibile, oggi, a paolo scirpa di proporci.
vogliamo, invece, del tutto trascurare i dozzinali tentativi del paracostruttivista argentino – oriundo ungherese gyula kosice, attorno al 1955 ancora a buenos ayres, del tutto irrilevanti e morfologicamente opposti ai propositi di totale sintesi visiva realizzati da scirpa.
i topocronoplastici anaspaziali che scirpa ha ideato in questi ultimi tre anni inverano quello che i vorticisti inglesi, istigati da ezra pound, avrebbero dovuto fare ma che non ebbero intuizione di tentare almeno progettualisticamente.
in questi corpi a ipotesi percettiva della profondità, la luce al neon emette flussi luminosi in tempi programmati.
il sistema visivo resta in alternativa senza potersi decidere per una soluzione.
la profondità apparente risulta da una giustapposizione di specchi coassiali che permette una percettività anaspaziale a decorso ottico cubico, cilindrico, prismatico, parallelepipedo.
pseudoscopi che evidenziano il ruolo della convergenza e della disparità nella percezione della profondità e raggiungono un grado di informazione ottimale dell’aleatorio instabile.
come falaises visuelles questi oggetti ludoplastici di paolo scirpa mettono in discussione l’attitudine del cervello a percepire il vacuum irriducibile.
gli oggetti anaspaziali ideati da scirpa provocano perturbazioni visive ma non disturbano psicologicamente, né si potrà parlare di sintomatologia provocata, di espressionismo cinevisuale alla frank malina.
eventi nuovi della metaplasticità inoggettiva, dove la catottrica è componente tecnica al servizio di una idea che ne riinventa esteticamente i fenomeni.
quello che il labirinto a stele di specchi costruito da luc peire in una ormai lontana biennale veneziana non era riuscito a darci non depassando l’esercitazione di ottica fisiologica, né trovando soluzioni formali di trasferibilità oggettuale.
i raccordatori di profondità onirica, spazioestensiva, di paolo scirpa dovranno estendersi, domani, all’itinerario ludovisivo nell’ambito di coinvolgimento totale dello spazio – ambiente interno.
dopodomani scirpa si impegnerà nella correlazione urbana per città liberate dal vizio della statuaria orpellante, pur infigurata: compendiatore di spettacoli visivi totali di pertinenza metaplastica cinevisuale.
come la struttura chimica del neon risulta un reticolo cristallino cubico a facce centrate, gas inerte, così i topocronoplastici anaspaziali di scirpa introducono a virtuali tornados di viscosa fluidità videostrutturale decostruita.
parallelamente a queste ricerche anaspaziali, paolo scirpa indaga la bidimensionalità attraverso costruzioni virtualmente dinamiche, interottiche e plurivoche, realizzate con l’elaboratore elettronico.
alcune tecniche, con molti avvenimenti oggi, diventano miti prima di farsi storia.
il calcolatore, o elaboratore, elettronico era stato utilizzato per la prima volta da operatori visivi nel 1962 a new york, e, nel novembre 1965, vedemmo esposti a stoccarda i primi risultati di interesse deestetico ottenuti da frieder nake a georg nees.
in italia operarono abbastanza puntuali selezioni grafostrutturali con il calcolatore, franco grignani, dandoci quei suoi poemi decostruiti che “affermazione-negazione” ben esemplificano e, anche, edward zajec.
paolo scirpa ha individuato solo recentemente le possibilità dell’elaboratore ottenendo risultati singolari, anche determinanti.
da una combinatorietà grafolineare a radiazione epicentrica, scirpa estrae un tracciato continuo di grande precisione che non potrebbe sostenere confronto con nessuna abilità manuale.
al fascino desueto della manualità meticolosa e ossessiva per stabilire rapporti lineari di graduata distanziazione atti a determinare labirinti visivi vibratili e virtualmente espansivi, scirpa sostituisce l’oggettività della precisione elaboratoriale.
la scelta delle immagini strutturali che scirpa introduce nella memoria dell’elaboratore è la prima fase della sua ideatività segnico-elementaristica autoregolata.
le fasi successive sono dei passaggi : conta il risultato.
Repertoriali labirintici a combinatorietà computata, tracciati a rottura di monotonia visiva, cibernazioni grafointensive strutturalmente neutrali, continuum lineare a percorribilità ottica riassorbibile: paolo scirpa.
l’elaboratore può costruire forme inedite modificandole secondo regole programmate dall’uomo oppure offerte dal caso, così da sostituire all’esecuzione manuale una più perfetta operatività, ma non l’ideazione-concettualità umana.
l’uso dell’elaboratore sarà, pertanto, consentaneo a quegli operatori plastici che abbiano già potuto maturare i concetti di quantità – qualità, accertando la loro interdipendenza nel sistema creativo, la loro parallelità nel processo costruttivo dell’evento cromoformale.
i lavori di paolo scirpa hanno particolarmente contribuito al chiarimento di questi concetti.
in questo nostro paese dove si parla solo di diritti mai di doveri, scirpa ha sentito urgente la necessità di proporci alternative nuove.
alcuni facitori che, perdendo l’innocenza dell’ignoranza, si sono dedicati a risolvere marchingegni pseudoplastici potrebbero essere genericamente associati alle ricerche di scirpa.
non saranno però, i più attenti lettori di questi lavori, di accertata elementarità cromovisuale dell’avvenimento iperspaziale, a lasciarsi distrarre da riferimenti inconsentanei.
paolo scirpa è, oggi, autonomo da suggestioni extraplastiche, pur istigando alla comprensione di un concetto diverso di oggettualità intervisiva.
confermiamogli fiducia attendendo i più complessi sviluppi che la sua ricerca sottende.
Basilea, marzo, 1979